I trulli sono antiche costruzioni in pietra a secco, coniche, di origini protostoriche tipiche ed esclusive della Puglia centro-meridionale. I più antichi di cui ci rimane qualche traccia sono risalenti al XVI secolo e si trovano a ridosso dell'altopiano pugliese della Murgia. Essi possono essere composti da un vano semplice (modulo unitario), oppure dall'accostamento di più ambienti (moduli), che in genere vengono aggiunti per gemmazione attorno al vano centrale.
ARCHITETTURA DEL TRULLO
UTILIZZO DEL TRULLO
martedì 17 maggio 2011
domenica 15 maggio 2011
CASE MEDIOEVALI
IL PALAZZO
In Lombardia e nell' Italia settentrionale in genere il palazzo pubblico (Broletto, Arengario, Palazzo della Ragione) è adibito alle riunioni dei magistrati e allo svolgimento degli affari pubblici.
È di forma rettangolare, a due piani. Il piano terreno è aperto e forma una loggia coperta, a volte in muratura, a volte a tavolato. Il piano superiore comprende una sola aula, coperta a tetto o a spioventi.
In Toscana e nell' Italia centrale il palazzo pubblico serve anche come residenza dei magistrati che, nel periodo in cui sono in carica, non possono allontanarsi da esso se non in casi di estrema gravità, e sono mantenuti a spese pubbliche.
Alla fine del Medioevo le famiglie dei più ricchi, che costituiscono la nuova aristocrazia del denaro, organizzano nel Palazzo di Città feste da ballo e vi celebrano le nozze.
CASA TORRE
Nei primi tempi le aperture sono piccole e rade ma già nel XIII sec. le finestre sono più ampie, i locali più ariosi e dotati di logge.
A Pisa, dove il terreno non è atto a sopportare grandi pesi, gli architetti risolvono la difficoltà in questo modo l'ossatura della casa-torre è formata da altissimi archi di pietra; il terreno viene rafforzato nelle fondazioni dei pilastri, dentro gli archi si ricavano con materiale leggero, generalmente legno, i piani e le stanze. Questo procedimento è applicato in varie città della Toscana. (Per saperne di più)
Plazzo Duchi di Santo Stefano (Taormina, 1400 ca)
È di forma rettangolare, a due piani. Il piano terreno è aperto e forma una loggia coperta, a volte in muratura, a volte a tavolato. Il piano superiore comprende una sola aula, coperta a tetto o a spioventi.
In Toscana e nell' Italia centrale il palazzo pubblico serve anche come residenza dei magistrati che, nel periodo in cui sono in carica, non possono allontanarsi da esso se non in casi di estrema gravità, e sono mantenuti a spese pubbliche.
Alla fine del Medioevo le famiglie dei più ricchi, che costituiscono la nuova aristocrazia del denaro, organizzano nel Palazzo di Città feste da ballo e vi celebrano le nozze.
CASA TORRE
Casa-Torre Medioevale (Arezzo)
La casa è in muratura, chiusa, stretta e alta come una torre; dalla muratura sporgono ballatoi e balconi in legno. Serve come abitazione per una famiglia, è divisa a più piani ( 4- o 5 -) con pochissime stanze per piano.A pianterreno si trova di solito un fondaco che affaccia sulla strada; nei piani superiori son collocate le stanze di abitazione. Nei primi tempi le aperture sono piccole e rade ma già nel XIII sec. le finestre sono più ampie, i locali più ariosi e dotati di logge.
A Pisa, dove il terreno non è atto a sopportare grandi pesi, gli architetti risolvono la difficoltà in questo modo l'ossatura della casa-torre è formata da altissimi archi di pietra; il terreno viene rafforzato nelle fondazioni dei pilastri, dentro gli archi si ricavano con materiale leggero, generalmente legno, i piani e le stanze. Questo procedimento è applicato in varie città della Toscana. (Per saperne di più)
LE CASE ROMANE
LA DOMUS
La tipica domus romana risulta dalla combinazione: della antica casa italica, formata da un solo cortile aperto (atrium) su cui si aprono le stanze e da un giardinetto, con la casa greca (peristylium).
La domus romana di pianta rettangolare, è l'abitazione di popolazioni meridionali che invita alla vita all'aperto.
Logicamente il numero e l'ampiezza degli ambienti e dei giardini, l'arredamento e la decorazione delle stanze variano a seconda dell'età (repubblicana, imperiale, ecc.) e della ricchezza del proprietario. Certo è che le domus dei ricchi, spaziose, areate ed igieniche, fornite di bagni e latrine, riscaldate d'inverno dagli ipocausti, dotate di acqua sono forse le più comode che si siano costruite fino al sec. xx. (Per saperne di più)
L'INSULA
La grande massa della popolazione vive nelle insulae, grandi edifici a tre o quattro piani divisi in appartamenti dati in affitto. L'altezza minima è di circa 20 m. Ogni insula contiene 200 abitanti circa.
Esistono insulae in cui alloggia la classe media (funzionari, mercanti, piccoli industriali) forse abbastanza decenti e insulae in cui vive il proletariato: la struttura talvolta è in muratura ma il materiale fondamentale è il legno per cui sono facile preda degli incendi.
Tali abitazioni mancano di tubi di scarico, di gabinetti, di cucine, di riscaldamento. Le grandi fogne di cui Roma va superba non sono collegate alle abitazioni più affollate.
Le insulae romane costituiscono l'esempio tipico di una società divisa in una classe di privilegiati e in un proletariato depresso. (Per saperne di più)
LA VILLA
La villa romana è luogo di riposo e di svago ma anche centro di un'azienda agricola. Essa pertanto è costituita da un insieme di edifici e di annessi, abitazione, locali di rappresentanza, giardini, stalle, fienili, granai, ecc.
La forma e le dimensioni si adattano liberamente alla natura del luogo e variano nel corso dei tempi. Sono costruite in posizione dominante, esposte a mezzogiorno o a ponente, ricavate a mezza costa con muri di sostegno.
In età imperiale le ville diventano più monumentali e fastose, a volte grandi come centri abitati. L'abitazione è distaccata dal complesso e costituisce un edificio a parte. Abbondano gli edifici di rappresentanza e di svago (terme, biblioteche, teatri, ippodromi) ed i giardini arricchiti da portici, esedre, ninfei. (Per saperne di più)
La tipica domus romana risulta dalla combinazione: della antica casa italica, formata da un solo cortile aperto (atrium) su cui si aprono le stanze e da un giardinetto, con la casa greca (peristylium).
La domus romana di pianta rettangolare, è l'abitazione di popolazioni meridionali che invita alla vita all'aperto.
Logicamente il numero e l'ampiezza degli ambienti e dei giardini, l'arredamento e la decorazione delle stanze variano a seconda dell'età (repubblicana, imperiale, ecc.) e della ricchezza del proprietario. Certo è che le domus dei ricchi, spaziose, areate ed igieniche, fornite di bagni e latrine, riscaldate d'inverno dagli ipocausti, dotate di acqua sono forse le più comode che si siano costruite fino al sec. xx. (Per saperne di più)
L'INSULA
La grande massa della popolazione vive nelle insulae, grandi edifici a tre o quattro piani divisi in appartamenti dati in affitto. L'altezza minima è di circa 20 m. Ogni insula contiene 200 abitanti circa.
Esistono insulae in cui alloggia la classe media (funzionari, mercanti, piccoli industriali) forse abbastanza decenti e insulae in cui vive il proletariato: la struttura talvolta è in muratura ma il materiale fondamentale è il legno per cui sono facile preda degli incendi.
Tali abitazioni mancano di tubi di scarico, di gabinetti, di cucine, di riscaldamento. Le grandi fogne di cui Roma va superba non sono collegate alle abitazioni più affollate.
Le insulae romane costituiscono l'esempio tipico di una società divisa in una classe di privilegiati e in un proletariato depresso. (Per saperne di più)
LA VILLA
La villa romana è luogo di riposo e di svago ma anche centro di un'azienda agricola. Essa pertanto è costituita da un insieme di edifici e di annessi, abitazione, locali di rappresentanza, giardini, stalle, fienili, granai, ecc.
La forma e le dimensioni si adattano liberamente alla natura del luogo e variano nel corso dei tempi. Sono costruite in posizione dominante, esposte a mezzogiorno o a ponente, ricavate a mezza costa con muri di sostegno.
In età imperiale le ville diventano più monumentali e fastose, a volte grandi come centri abitati. L'abitazione è distaccata dal complesso e costituisce un edificio a parte. Abbondano gli edifici di rappresentanza e di svago (terme, biblioteche, teatri, ippodromi) ed i giardini arricchiti da portici, esedre, ninfei. (Per saperne di più)
LA CASA NELL'ANTICA GRECIA
Nell'antica Grecia le case dei poveri e dei ricchi sorgono, lungo le viuzze, fianco a fianco e, se non fosse per le dimensioni e soprattutto per gli ambienti interni e per l'arredamento, sarebbe quasi impossibile distinguerle.
Il materiale è vario. Le case più umili sono costruite con ciottoli e fango o con fango e graticci, il tetto è di stoppie. Le altre con mattoni cotti e con tetti di tegole, altre ancora hanno lo zoccolo in muratura, le mura in mattoni crudi inframmezzati e sorretti da assi di legno.
La costruzione è a uno o due piani. In quest'ultimo caso il pianoterra è riservato alla vita di rappresentanza, alle sale per gli ospiti e all' "andron", la sala più importante, dove gli uomini soggiornano. (Per saperne di più)
LA CASA MESOPOTAMICA
Le abitazioni mesopotamiche, costruite in argilla battuta o in mattoni crudi, dopo una fase iniziale piuttosto primitiva, acquistarono una maggiore regolarità già nel periodo di El Obeid (da 6500 a 3800 a.C.). Spesso servivano da abitazione capanne coperte di canne, quali se ne incontrano ancor oggi nella zona paludosa dell' Iraq meridionale.
LA CASA NELL'ANTICO EGITTO
La tipica abitazione diffusa in quest’area era a pianta rettangolare con una serie di celle sui lati più lunghi, in cui le coperture, che di solito erano piane, si raggiungevano per mezzo di scale; proprio su questi “tetti a terrazza”, si svolgeva gran parte della vita degli abitanti, i quali utilizzavano le stanze sottostanti soprattutto per dormire..
La antiche abitazioni egizie inoltre, variavano solo nelle forme e nelle dimensioni, la tipologia era sempre la stessa; per la prima volta quindi, la tipologia abitativa veniva codificata. (Per saperne di più)
sabato 14 maggio 2011
PROTAGONISTI NELLA STORIA
martedì 10 maggio 2011
LA CASA NELLA LETTERATURA
<...Alla possessione se manca la casa, meno gli manca che se alla casa mancano e' terreni. Quella villa sarà ottima a cui bisognerà fatica, non ispesa. E sia la villa non come una casa posta lungi dalla piazza, tale che dal mercato bisogni comperare ogni cosa e portarvi, ma sia tale che indi t'avanzi, da sale infuori, se puoi, d'ogni cosa, qual possi portare e vendere a mercato. Come de' figliuoli, così della villa: una ène poco, due sono assai, tre sono troppi...> (da Villa, Leon Battista Alberti)
<...Ora, tanto per cominciare, giudici - perché è necessario che io vi spieghi anche queste cose - io ho una casa a due piani, che ha il piano superiore uguale a quello inferiore, uno con le stanze delle donne e l'altro con quelle degli uomini. Quando ci nacque il bambino, la madre lo allattava, così, per evitare che quando doveva fargli il bagno, corresse dei rischi scendendo le scale, io vivevo sopra e le donne sotto. E ormai era diventata così un'abitudine, che spesso mia moglie scendeva al piano di sotto per dormire col bambino, per dargli il seno e per evitare che piangesse. Queste cose si protrassero per molto tempo, ed io non ebbi mai dei sospetti, anzi, ero così stolto da pensare di avere la donna più onesta fra tutte quelle di Atene...> (dall'orazione Per l'uccisione di Eratostene, Lisia)
<...E de la regal casa, alta e sublime,
percuote e risuonar fa le gran porte.
Gettan le turbe da le eccelse cime
e merli e torri, e si metton per morte.Guastare i tetti non è alcun che stime;
e legne e pietre vanno ad una sorte,
lastre e colonne, e le dorate travi
che furo in prezzo agli lor padri e agli avi...> (da Orlando Furioso, Ludovico Ariosto, 1532)
<...L'altro, e appunto quello occupato dall'appartamento di Geltrude, era contiguo ad una casa privata e signorile, o per meglio dire ad una parte rustica e non finita di quella casa. Era dessa elevata al di sopra del quartiere delle educande, ma quello che se ne poteva vedere da quindi pareva piuttosto una catapecchia, un casolaraccio, che una parte di casa civile: erano tetti e tettucci diseguali di altezza e di forma soprapposti l'uno all'altro come a caso. Ma in uno di quei tetti v'era un pertugio, un abbaino, che dava luce ad un solajo, e adito a passare su quei tetti, e dal quale si poteva guardare nel cortiletto delle educande...> (da Fermo e Lucia, Alessandro Manzoni, 1823)
<...Ora, tanto per cominciare, giudici - perché è necessario che io vi spieghi anche queste cose - io ho una casa a due piani, che ha il piano superiore uguale a quello inferiore, uno con le stanze delle donne e l'altro con quelle degli uomini. Quando ci nacque il bambino, la madre lo allattava, così, per evitare che quando doveva fargli il bagno, corresse dei rischi scendendo le scale, io vivevo sopra e le donne sotto. E ormai era diventata così un'abitudine, che spesso mia moglie scendeva al piano di sotto per dormire col bambino, per dargli il seno e per evitare che piangesse. Queste cose si protrassero per molto tempo, ed io non ebbi mai dei sospetti, anzi, ero così stolto da pensare di avere la donna più onesta fra tutte quelle di Atene...> (dall'orazione Per l'uccisione di Eratostene, Lisia)
<...E de la regal casa, alta e sublime,
percuote e risuonar fa le gran porte.
Gettan le turbe da le eccelse cime
e merli e torri, e si metton per morte.Guastare i tetti non è alcun che stime;
e legne e pietre vanno ad una sorte,
lastre e colonne, e le dorate travi
che furo in prezzo agli lor padri e agli avi...> (da Orlando Furioso, Ludovico Ariosto, 1532)
<...L'altro, e appunto quello occupato dall'appartamento di Geltrude, era contiguo ad una casa privata e signorile, o per meglio dire ad una parte rustica e non finita di quella casa. Era dessa elevata al di sopra del quartiere delle educande, ma quello che se ne poteva vedere da quindi pareva piuttosto una catapecchia, un casolaraccio, che una parte di casa civile: erano tetti e tettucci diseguali di altezza e di forma soprapposti l'uno all'altro come a caso. Ma in uno di quei tetti v'era un pertugio, un abbaino, che dava luce ad un solajo, e adito a passare su quei tetti, e dal quale si poteva guardare nel cortiletto delle educande...> (da Fermo e Lucia, Alessandro Manzoni, 1823)
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